

ANTONACCI LAPICCIRELLA FINE ART
TEFAF Maastricht 2025
Highlights
PAINTINGS SECTION | STAND 318
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COMUNICATO STAMPA
La favorita del sultano: nell'Harem tra seduzione e teatralità
L’inedito capolavoro di Francesco Hayez, Interno di un Harem, del 1840, rappresenta un importante arricchimento nel catalogo del grande artista italiano protagonista del Romanticismo. In questo maestoso dipinto, realizzato per uno dei suoi maggiori committenti austriaci, la contessa Nákó di Vienna, Hayez ci trasporta in un mondo di raffinata seduzione e teatralità con un soggetto a lui molto caro. Nel gruppo principale, il sultano osserva compiaciuto una magnifica donna occidentale, appena entrata a far parte dell’harem, che nella sua giovinezza e purezza incarna la bellezza ideale. Ritratta con una grazia che esprime tutta la sua femminilità, la protagonista è la musa prediletta di Hayez, già apparsa in altre opere iconiche dell'artista come Odalisca e Malinconia. Attorno a lei, altre odalische contribuiscono a creare un'atmosfera romantica e sensuale. Il dipinto si chiude con una scena straordinaria, inquadrata dal pittore con un grande senso scenico tra un ricco tendaggio, una quinta di legno tipica dell’harem ed il paesaggio dolcemente sfumato all'orizzonte. L'uso sapiente della prospettiva e il contrasto tra luce e ombra aggiungono profondità e magia alla scena. L'opera, eseguita all’apice del successo di Hayez, si pone come un raffinato esempio dell'orientalismo ottocentesco, nella sua capacità di esaltare la bellezza femminile in tutte le sue sfumature e di restituire la ricchezza dei costumi con una precisione quasi da miniatura.
De László: ritratto di una donna ‘moderna’ dei ruggenti Anni Venti.
Con i capelli pettinati all'indietro e le labbra punteggiate di rossetto carminio, l'aspetto di questa elegante signora esemplifica la netta modernità delle donne tra le due guerre. Germaine Gien (1895-1989) sposò Léon Bélugou (1865-1934) nel 1919. Fu a suo marito che il pittore dedicò il ritratto di sua moglie due anni dopo il loro matrimonio. Gien aveva 26 anni all'epoca.
De László, pittore dell’alta società europea, apprezzato principalmente per i ritratti in cui rappresenta aristocratici, reali e figure di spicco del suo tempo, qui si discosta in parte dalle sue opere più convenzionali, distinguendosi per la sua qualità intima e introspezione emotiva. In questo ritratto l’artista adotta uno stile pittorico meno formale e più fluido rispetto ai suoi ritratti ufficiali, con pennellate vibranti che suggeriscono un'atmosfera di libera spontaneità e dove esplora una dimensione più personale e informale. La Gien, con la sua camicia ampia, dalla profonda scollatura, con il taglio moderno e androgino detto à la garçonne in voga nei ruggenti anni venti, incarna la donna moderna ed emancipata.
Antonio Mancini: la singolare tecnica della “Doppia griglia”
La mezza figura di un uomo anziano con una lunga barba bianca sembra voler uscire a destra della tela. Le pennellate libere e rapide dell'artista acquisiscono maggiore consistenza e spessore, formando veri e propri rilievi, in particolare nella parte inferiore del quadro. La superficie dipinta rivela molto chiaramente tracce della "doppia griglia" un singolare metodo di pittura dal vero che Mancini adottò dalla metà degli anni '80 dell'Ottocento e che consisteva nel posizionare una prima cornice reticolata davanti al modello e poi una seconda esattamente delle stesse dimensioni e con esattamente la stessa disposizione dei cordini direttamente sulla tela. Ciò gli consentiva di dipingere con un lungo pennello a una certa distanza, riquadro per riquadro, come in un'opera astratta in cui l'intera composizione si riunisce solo alla fine.
L’unicum delle Grazie di Carlo Finelli: buona ‘la prima’!
Tre giovani figure femminili sono ritratte nell’istante preciso in cui le delicate linee dell’adolescenza evolvono verso le curve più sensuali e mature della femminilità.
Finelli decide di scolpire quest’opera a dimensioni reali direttamente nel marmo, ‘alla prima’ cioè, senza l’ausilio di un modello in gesso di riferimento, secondo una prassi eccezionale per i tempi e che per l’ardire, non ammettendo errori o pentimenti, immediatamente evocava la tecnica del grande Michelangelo. Finelli tuttavia non terminò mai l’opera, che tenne sempre celata ai visitatori dello studio e conobbe solo una fortuna postuma. Il non finito delle Tre Grazie, che si limita alla base e ai piedi delle fanciulle, costituisce un caso unico nella scultura del tempo e per questo ricca di fascino.
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ANTONACCI LAPICCIRELLA FINE ART
Antonacci Lapiccirella Fine Art nasce nel 2012 dalla fusione di due storiche gallerie d'arte presenti sul mercato internazionale da diverse generazioni.
Specializzata in dipinti d’eccellenza, disegni e sculture di grandi maestri, l’eclettica collezione della galleria copre un arco temporale ampio, dalla fine del XVIII alla prima metà del XX secolo. Dai grandi protagonisti del Neoclassicismo alla pittura di paesaggio en plein air degli artisti stranieri in Italia, dalle atmosfere oniriche del periodo Simbolista alle ambientazioni sospese del Realismo magico, la galleria riserva particolare attenzione agli artisti italiani e nordeuropei.
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